Alcuni artisti in un accanito sperimentalismo talora sconfinano in un provocatorio eclettismo, altri, come il pittore bergamasco Giorgio Pasolini, approfondiscono rigorosamente stile e personalità.
Nelle ultime composizioni Pasolini ha disinvoltamente abbandonato l’informale a lungo praticato negli anni novanta orientandosi, per un aggiornamento metodologico e linguistico, verso un’estrema rarefazione formale, un selezionatissimo campo visivo, un piano plastico magnetico e fluttuante anche perché intersezione di due diverse scale di grandezza, umana e divina, ordinaria e cosmica.
La mostra keening glares: tra luce e materia allo Studio C ben documenta, quindi, evoluzione ed aperture fantastiche del brillante artista verso la suggestione di una spazialità infinita fatta di abissi e profondità siderali.
Pasolini, come ben evidente nelle numerose opere esposte, in precedenza traeva dall’informale spessore e raggrumazione materica come paradigma di spiritualità, simbolismo e visioni oniriche traducendo, così, in impasti e sovrapposizioni di colori, aspetti e contraddizioni della nostra complessa realtà.
Ora, oltrepassando l’oggetività del quadro, gioca con la luce, raggiunge ineffabili sfumature, accattivanti sensazioni visive, subliminali messaggi, effimero ma intrigante minimalismo. Scomparse abilità e pratica artigianali, ha presentato l’ultima produzione all’apparenza leggera, disimpegnata e sognante; tele ma anche cartoni, dipinti uniformemente ad olio, nell’elegante allestimento sostenuti da pannelli internamente illuminati, traforati da tante piccole schegge di plastica (Bellezza libera) o contrappuntati da una moltitudine (Piace senz’altro) di oggetti evanescenti, incorporei quasi, ma in grado di stimolare e garbatamente risvegliare sensi umani sempre più annichiliti ed intorpiditi dalla confusione e dal caos del mondo esterno.
Gradevole cromatismo, delicate modulazioni visive (Genio, in verde), poetica trasfiguzione del reale (Genio, in azzurro) spingono ad una sempre più interiorizzata conquista dell’immensità che ci circonda (Genio, in marrone). L’uomo, istintivamente, ha sempre anelato ad assoluto e trascendenza per evadere dal quotidiano grigiore e queste creazioni, tanto intense quanto enigmatiche, costituiscono per l’artista bergamasco punto d’arrivo, consapevolezza di una raggiunta maturità espressiva, nuova ma meditata percezione psicofisica.
Oltre l’approccio tradizionale pervicacemente legato a robuste stesure pittoriche, le proposte di Pasolini diventano, dunque, sublimazione del sensibile, psicologia della forma come reinterpretazione dell’ “arte gestaltica”, catarsi visiva lontano da precarietà e contingenza con la tela indispensabile riferimento bidimensionale per accogliere tensioni individuali e sociali, esperienze soggettive ed oggettive.

Fabio Bianchi “La Libertà” Piacenza 2007


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *